
Perché giocare a Brothers: A Tale Of Two Sons
Brothers: A Tale Of Two Sons, un videogioco particolare di cui oggi facciamo una recensione. Non sarà una classica recensione tecnica ma, in stile Guida Strategica, vi parlerò delle cose che mi sono piaciute di più, di quello che ti lascia il gioco, di quello che ti trasmette e del perché dovresti giocarci. Insomma, una recensione un po’ più introspettiva, un po’ più focalizzata sulla crescita personale e sulle emozioni.
All’inizio ho percepito Brothers come un videogioco strano. Mi ha sorpresa il suo gameplay e il modo diretto in cui parte tutta la storia.
Dopo un brevissimo incipit, inizi subito a giocare, senza un tutorial, senza spiegazioni. E’ tutto molto diretto e veloce. Tua madre è morta e tuo padre ci è vicino. Per questo motivo, tu e tuo fratello inizierete a manovrare il carro per trasportare vostro padre dal medico che vi indicherà su una pergamena un punto da raggiungere per prendere ciò che potrà salvare vostro padre.
Insomma, un inizio decisamente brusco, con pochi fronzoli.
Ma subito dopo questo tetro inizio, vi ritroverete ad esplorare il mondo in maniera spensierata e allegra, lasciandoti alle spalle per un po’il ricordo di tuo padre.
Non indugiamo oltre e iniziamo a vedere i 3 punti forti del gioco.
La comunicazione
I fratelli comunicano tra di loro e con le altre persone usando un linguaggio incomprensibile. Sembra un’antica lingua, con una sonorità che sa di paesi nordici.
Nonostante la lingua sia sconosciuta, i concetti che i fratelli e gli altri personaggi vogliono esprimere, si capiscono benissimo. Certo, non si dicono grandi cose e si aiutano anche con i gesti ma il significato di ciò che vogliono comunicare passa in modo chiaro.
Non sembrerà un granchè come punto di forza ma, in realtà, questo semplice punto aiuta tantissimo ad immergersi nel mondo di gioco. Escludendo le parole il pensiero viaggia in modo diverso, più rapido e in modo più scorrevole e la sonorità di ciò che si dicono ci proietta nel loro mondo.
Questo ci dà anche una sensazione di tornare indietro alle nostre origini. La sensazione di ricreare connessioni che iniziamo a non usare più perchè nel nostro mondo, con la tecnologia sempre più sviluppata, le comunicazioni a distanza sono molto frequenti e le parole sono l’unico punto di contatto.
Però è bello pensare a come, in un mondo dove la comunicazione verbale è importantissima, non sia in realtà sempre necessaria.
I concetti possono passare lo stesso. Per esprimere alcune cose non c’è bisogno di parole ma i gesti, gli sguardi e i movimenti te le fanno capire, te le fanno sentire.
Questa è la prima cosa che mi ha lasciato Brothers. La sensazione di dover dare più importanza al non verbale, a tutto ciò che sta dietro alle semplici parole.

Guidare entrambi i fratelli contemporaneamente
Brothers è la storia di due fratelli e quindi non guiderai un solo fratello ma li guiderai entrambi contemporaneamente. La mano destra guiderà un fratello e la mano sinistra guiderà l’altro.
Questa meccanica è davvero molto particolare e sembrerebbe fatta per il co-op ma non è affatto così. Brothers è un gioco cooperativo ma da giocare da soli. All’inizio sembrerà strano, a volte ti si “incastrerà il cervello” ma ti abituerai in fretta. D’altra parte i comandi sono ridotti all’osso, gli enigmi sono molto facili e ci sono checkpoint ovunque. Questo ti permetterà di goderti in totale tranquillità la stranezza e la bellezza di far lavorare le mani in modo indipendente, di guidare due persone diverse e con abilità differenti in modo autonomo ma cooperativo.
Tutto questo con il co-op si perde e il gioco si trasforma da qualcosa di interessante in qualcosa di eccessivamente semplificato e parlo per esperienza diretta. Questo te lo suggerisce anche il gioco stesso quando inizi a giocare in co-op, avvisandovi che l’esperienza potrebbe essere differente. Io vorrei essere un po’ meno diplomatica e dirtelo più apertamente: è fatto per essere giocato da soli, in co-op non rende per niente, non provatelo.
E’ stato un insegnamento importante, soprattutto per me che ho la tendenza a voler condividere tutte le esperienze con le persone che amo. Ma non tutto va per forza condiviso, è importante che ognuno si ritagli i propri spazi e possa avere anche i propri momenti di solitudine. Ringrazio mio marito con cui stavo giocando in co-op che ad un certo punto non ha avuto l’interesse nel continuare il gioco e mi ha chiesto se mi andava di continuare da sola.
Non tutte le esperienze sono belle solo se fatte insieme, anzi, alcune sono meglio se vissute in solitaria. Questo è sicuramente vero per Brothers: A Tale Of Two Sons.
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Una fiaba, si… ma realistica
Appena il tuo viaggio inizia, il gioco ti mostra un mondo allegro e spensierato, il viaggio per procurare la medicina al padre sembra prospettarsi divertente e avventuroso. Nella parte iniziale, infatti, proverai ad interagire con chiunque e ti farai quattro risate guardando il fratellino che piglia per il culo chiunque (anche in senso letterale) e il fratello grande che, più diplomatico, cerca di chiedere indicazioni.
Il tutto è circondato da una bolla di sicurezza: se ti sporgi da un burrone non cadrai, i salti vengono fatti in modo automatico senza possibilità di errore e quando ti ritrovi sospeso nel vuoto hai l’anima in pace perchè il precedente checkpoint sarà sicuramente pochissimo prima.
Sono proprio il senso di comfort e la leggerezza che trovi all’inizio che danno un senso di disorientamento nel momento in cui ci si ritrova davanti a scene ben più serie.

Brothers ti prepara a vivere una fiaba classica e poi la condisce con elementi reali, con gli aspetti più crudi della vita. Tanto che ti ritroverai ad assistere ad alcune scene con un senso di incredulità.
Nella vita non tutto è sempre perfetto, non tutto è nel nostro controllo e non tutto si risolve sempre per il meglio e questo Brothers te lo sa mostrare.
E’ una fiaba interessante, diversa dalle solite e sicuramente strana. Ti suggerisce che non tutto va sempre bene ma che bisogna accettarlo, raccogliere le forze e trovare il modo di andare avanti.
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Perché giocarci
Brothers: A Tale Of Two Sons è un gioco molto carino, con una storia coinvolgente che porta molto alla riflessione. Si focalizza sugli argomenti dell’amore fraterno, della collaborazione ma anche della perdita.
L’ambientazione è molto bella e varia e ha delle belle colonne sonore che, seppur leggere e non invadenti, danno il loro bel contributo ad entrare in contatto con quel mondo.
Nonostante non sia un capolavoro e sia molto breve (per cui vi consiglio di aspettare qualche sconto e non prenderlo a prezzo pieno) è un viaggio divertente ma che è capace di entrare nei ricordi e lasciare un segno.
Che ne pensi? Entrerà nella tua wishlist?
Fammelo sapere nei commenti oppure, se ci hai già giocato, fammi sapere come lo hai trovato e che cosa ti ha lasciato. Noi ci rileggiamo tra due settimane!